Via Torquato Tasso, 145
Museo Storico della Liberazione
Al numero 145 di via Tasso si trova un edificio costruito alla fine degli anni Trenta che ospitava, dopo l’8 settembre del 1943 e la battaglia di Porta San Paolo, il Comando del Servizio di sicurezza delle SS, guidato dal colonnello Herbert Kappler, a trecento metri dall’ambasciata tedesca a Roma ubicata a Villa Wolkonsky, in via Conte Rosso.
Targa Via Tasso
Via Tasso è tristemente famosa anche perché da lì sono passati molti degli uomini trucidati alle Fosse Ardeatine – tra cui il colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo- e perché tra quelle mura si è svolta tutta la pianificazione e l’organizzazione dell’eccidio sotto la direzione di Kappler. L’ala sinistra, al civico 155, fu adibita a caserma e uffici delle SS; in quella destra, al civico 145, fu insediato l’Hausgefängnis, letteralmente “casa-prigione”.
L'edificio al numero 145 di via Tasso sede della prigione delle SS
Le stanze degli appartamenti ai piani dal secondo al quinto furono trasformate in celle, alcune riservate alla sezione femminile.
Gli appartamenti al primo piano ospitavano la fureria, l’ufficio matricola e l’archivio: lì erano conservati gli effetti personali dei prigionieri e le loro schede personali.
Italia risorgi, uno dei graffiti ancora conservati sui muri delle celle
Appena arrivati, i detenuti erano registrati e privati degli effetti personali, ognuno riceveva una coperta militare, una gavetta metallica e un cucchiaio di legno. L’unico pasto della giornata veniva servito per pranzo, era preparato a Regina Coeli, consisteva di circa mezzo litro di brodaglia con pochi pezzi di patate o cavoli e due etti di pane.
I prigionieri assenti al momento della distribuzione saltavano il pasto. Una volta alla settimana le famiglie dei reclusi potevano recapitare al congiunto un solo uovo sodo assieme a un cambio di biancheria. Non era previsto l’accesso a conforti religiosi né visite dei parenti.
Graffito con la lettera alla madre del sottotenente Arrigo Paladini
Nelle ore in cui Roma veniva liberata, il 4 giugno 1944, l’edificio di via Tasso fu abbandonato precipitosamente dai nazisti, i prigionieri furono fatti salire su due autocarri per essere trasferiti. Un guasto bloccò uno dei camion e i prigionieri a bordo furono riaccompagnati nelle celle e chiusi sotto chiave, tra loro il comandante delle Brigate Matteotti Giuseppe Gracceva, il docente Arrigo Paladini (che diverrà direttore del Museo di Via Tasso), il grafico e pittore Sergio Ruffolo e la partigiana ancora in vita Iole Mancini. Dopo la partenza dei tedeschi l’edificio fu assaltato dalla popolazione e i prigionieri liberati. Sull’altro camion viaggiavano quattordici detenuti, tra cui il sindacalista socialista Bruno Buozzi; quando arrivò a La Storta sulla via Cassia i prigionieri furono fatti scendere e fucilati.
Il sindacalista socialista Bruno Buozzi
Le 14 vittime dell'eccidio de La Storta
Lo stabile di Via Tasso fu poi occupato da famiglie di sfollati che avevano perso la casa a causa della guerra.
Il 15 giugno 1950 la principessa Josepha Ruspoli in Savorgnan di Brazzà, proprietaria dell’immobile, donò allo Stato quattro degli appartamenti che erano stati impiegati come carcere, per destinarli a ospitare permanentemente il “Museo storico della lotta di Liberazione in Roma“.
Da prigione delle SS a museo storico della Liberazione
Targa Museo Storico della Liberazione
Il 4 giugno 1955 il presidente della Repubblica Giovanni Gronchi inaugurò il primo nucleo del Museo; la vigilanza sull’Istituto attualmente è affidata al ministero dei Beni Culturali. Tra i presidenti del Museo Giulio Stendardo e il senatore Paolo Emilio Taviani, medaglia d’oro della Resistenza. Tra i direttori di via Tasso va ricordato un ex-detenuto, Arrigo Paladini, rimasto vivo grazie a un imprevisto guasto a un camion e sua moglie, Elvira Sabbatini Paladini.
Memoranea è il museo virtuale della Resistenza
Nello stabile che ospita il Museo storico della Liberazione sono raccolti documenti originali, giornali, manifesti, volantini, scritti e fotografie sull’occupazione nazifascista e la Resistenza a Roma, città medaglia d’oro al valor militare per la guerra di Liberazione. Durante i nove mesi dell’occupazione, in via Tasso vennero reclusi e torturati dai tedeschi oltre duemila partigiani, antifascisti, individui sospetti, molti dei quali morirono per le sevizie subite, fucilati a Forte Bravetta o uccisi con un colpo alla nuca alle Fosse Ardeatine.
La sala dedicata alle Fosse Ardeatine si trova in quella che fu la cella 1
Sui muri delle celle sono ancora oggi visibili i graffiti originali tracciati dalle vittime della ferocia nazista, uomini e donne di ogni ceto, classe sociale, fede religiosa e politica costretti a vivere in celle anguste, sovraffollate, con pochissima aria e luce. Nelle celle c’erano solo tavolacci individuali come giaciglio, ma alcuni prigionieri erano costretti a dormire direttamente sul pavimento.
Targa che ricorda i martiri per la libertà caduti in via Tasso
Al Museo, visitato da circa quindicimila presone ogni anno, la maggior parte studenti, è annessa una biblioteca che raccoglie testi e giornali sulla lotta di Liberazione e sui movimenti che l’animarono.